Tiene il fatturato dei centri commerciali a maggio, rilevanti perdite nei primi 5 mesi del 2021

“Un mese di maggio incoraggiante dal punto di vista del fatturato, anche grazie alla riapertura delle strutture 7 giorni su 7, che va però inserito nel trend fortemente negativo dei primi 5 mesi del 2021, periodo caratterizzato da numerosi giorni di chiusura a causa delle restrizioni imposte per contrastare la pandemia”: è quanto registra l’Osservatorio del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali – CNCC sulla base dei dati di un campione di oltre 10.000 negozi presenti in 300 centri commerciali (circa il 40% del totale Italia in termini di GLA) diffusi su tutto il territorio nazionale.

Scendendo più nel dettaglio, per quanto riguarda il mese di maggio, il dato del fatturato 2021 rispetto al 2019 è ovviamente negativo, registrando però una perdita che si ferma a -11,5% per il totale galleria: per una lettura corretta del confronto, va ricordato che il mese di maggio di quest’anno sconta l’apertura di soli due weekend, rispetto ai normali quattro del 2019, giornate che rappresentano circa il 40% del fatturato sul totale della settimana. Altro aspetto molto interessante riguarda lo scarto tra affluenze (-25%) e fatturato realizzato, che presenta una differenza di ben 13 punti percentuali: si tratta di una conferma della tendenza ad una fruizione mirata dei centri commerciali e all’incremento della propensione d’acquisto da parte della clientela, che era stata già registrata lo scorso anno alla riapertura post primo lockdown, in particolare nei mesi di settembre e ottobre.

Il calo, inoltre, continua ad essere fortemente influenzato dalla ristorazione (-49,9%), che nel mese in esame ha potuto operare solo con l’asporto e il consumo all’aperto, mentre la categoria abbigliamento inizia a mostrare segni di ripresa (-3,6%) segnando il miglior risultato post-Covid in un periodo non caratterizzato da saldi.

L’analisi elaborata dall’Osservatorio del CNCC sul fatturato da gennaio a maggio del 2021, raffrontato allo stesso periodo del 2019, evidenzia comunque una flessione del -35,9% su tutto il comparto ad esclusione dell’alimentare, andamento questo che conferma la complessa situazione dell’Industria dei centri commerciali a causa del pesante impatto delle numerose limitazioni introdotte per contrastare l’emergenza sanitaria.

L’elettronica da consumo è la categoria che ha segnato le minori perdite (-15,2%), seguita dai beni per la casa (-20,4%), cultura e tempo libero (-32,9%), cura della persona e salute (-33,8%), servizi (-34,3%), abbigliamento (-41,4%), fino alla peggiore performance della ristorazione (-61,1%).

Nel complesso si tratta di dati prevedibili che l’Associazione interpreta, da un lato, come una testimonianza concreta della tenuta del format dei centri commerciali, dall’altro come la conferma dei rilevanti effetti negativi subiti dal settore a causa della pandemia e delle pesanti perdite registrate che devono essere coperte dagli operatori in un contesto socio-economico ancora non del tutto in fase di ripresa. Di conseguenza, restano fondamentali le misure di sostegno specifiche a supporto degli operatori dei centri commerciali, tra cui l’estensione delle agevolazioni del credito d’imposta anche alle attività con fatturato che supera i 15 milioni di Euro, al fine di sostenere adeguatamente il comparto e favorirne il rilancio, salvaguardando l’occupazione e favorendo anche la collaborazione tra i proprietari e operatori commerciali.

Il CNCC auspica, pertanto, che in sede di conversione del Decreto Sostegni-bis siano accolti gli emendamenti presentati al suddetto decreto legge, auspicando in un’estensione del beneficio economico a tutte le attività che operano all’interno dei centri commerciali senza alcun tetto sui ricavi realizzati, trattandosi di agevolazioni destinate a compensare i costi fissi non adeguatamente coperti dai ricavi.

Fonte: comunicato stampa Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali